Vittorio Martinelli
Managing Director Olympus Italy
Se la vita ti fa muro tu gioca mani fuori
È quando ti accorgi che sono le persone a fare la differenza che decidi di giocare diversamente la tua partita e magari di fare il manager in un modo nuovo.
Ero ad un meeting con la mia amica Maurizia Cacciatori, appena ha detto questa frase ho pensato a Chiara e a molte cose che avevo in testa… a quel punto mi sono detto… le scrivo… ed eccoci qui.
Spero che queste poche righe saranno utili a tutte le persone che come me sono innamorate dell’azienda. Nonostante la pandemia abbia reso sempre più complesso quale sarà il nuovo campo d’azione, non possiamo perdere questa occasione!
Quando un pluricampione del mondo di pallavolo dice che per abbattere i muri bisogna giocare in maniera diversa, immediatamente mi sono apparsi diversi anni di storia aziendale. Fino a pochi anni fa, secondo un resoconto di Assolombarda, i drive di “valore” indicati per il top management in azienda erano fondamentalmente quelli definiti come “asset tangibili” …budget, numero di persone, piani strategici, KPI finanziari, ROI ecc, ecc.
PASSARE DALL’ “IO” AL “NOI”
La splendida lezione che questa pandemia ci ha lasciato va oltre tutti questi parametri, che rimangono sì indispensabili, ma a loro si sono aggiunti due ingredienti bellissimi: le persone e la tecnologia.
Nel mio percorso aziendale ho fatto diversi errori mentre cercavo di “abbattere i muri in questione”, cadendo tante volte in tranelli che ora non mi conquisterebbero più: controllare, spingere, ostacolare quello che ti sembra troppo disruptive. Grazie anche alla pandemia mi è chiaro che la grande differenza si farà con il passaggio dal “io” al “noi”, con la tecnologia e con le persone che saranno il vettore per poter fare tutto questo nella forma più corretta.
TUTTE LE PERSONE HANNO UN DONO…
L’attenzione da oggi in poi, secondo il mio punto di vista, sarà volta alla “cura delle persone”, dando ascolto e aiutandole a cogliere le opportunità della trasformazione che stiamo vivendo. Ciò contribuirà a creare un clima di lavoro sempre più sereno nel quale le persone si sentono responsabilizzate e autonome; questo parte da una sintonia empatica con loro: la capacità di ascoltare, la capacità di vedere all’interno di queste persone il talento che c’è, con la consapevolezza che tutte le persone hanno un dono.
Il ruolo del manager si trasforma dunque nel compito di accompagnare il percorso professionale che consente a ciascuno di mettere in campo le proprie passioni, aiutando le persone e i team a posizionarsi nel contesto che consenta loro di far fiorire i propri talenti.
CONCILIARE LAVORO E PASSIONI
Negli ultimi tempi, lavoro e passione difficilmente sono andati di pari passo ed era opinione comune che coniugare passione e lavoro fosse un privilegio di pochi.
Ma questa esperienza che stiamo vivendo tutti, nella sua profonda drammaticità, ci ha lasciato anche delle nuove consapevolezze. Il tema di conciliare lavoro e passioni è legato alla capacità di muoversi nel tempo verso questa meta, nella progettualità: se una persona sa dove deve arrivare, allora le si spiana la strada per favorire gli incontri e le relazioni, all’interno delle organizzazioni, che potranno accompagnarla verso le proprie passioni.
Il futuro delle organizzazioni sarà abilitato dalla semplificazione dei processi e delle procedure aziendali, sarà fatto di fiducia, responsabilità, ascolto, passioni e nuove modalità di leadership.
Questa è la nuova visione per abbattere qualsiasi muro… tenere sempre le mani aperte!
PS: Io sono stato sempre molto fortunato, ho sempre lavorato con dei leader molto vicini alle persone. Pochi giorni fa ho trovato questa foto, 25 anni fa questa era la visione di team che mi ha contagiato per sempre…
Vittorio Martinelli è Managing Director Olympus Italy.
Bolognese e padre di due bimbe, si è sempre occupato di sales e marketing in grandi multinazionali nell’ambito medicale (es. Johnson & Johnson e Medtronic).
Oggi ricopre il ruolo di A.D. del colosso giapponese Olympus. La sua passione per la crescita personale lo ha spinto ad occuparsi per anni anche alle neuroscienze, lavorando con i principali neurologi e neurochirurghi italiani, con un focus particolare verso il coaching e la social sustainability.