Del Natale.

 

Natale.

Forse, se schiveremo tutti i colpi del Covid attorno a noi, riusciremo anche a festeggiarlo con qualche parente.

Quelli non in quarantena. Fortuna che ho tanti parenti e con due dei miei fratelli potremo vederci.

Anche Chiara quest’anno dovrà accontentarsi e, per la prima volta in 15 anni, non ci vedremo la Vigilia di Natale e forse nemmeno i giorni seguenti. L’anno scorso è andata diversamente.

“Quando partite quindi?”

Come sempre, sulla porta di casa, probabilmente in pigiama.

“Io e Carlo pensavamo di arrivare al Capannino il 23 per cena.”

“Ok, io devo finire di lavorare e Marco ha ancora una cosetta da fare. Noi vi raggiungiamo il 24 a pranzo. A proposito, abbiamo fatto la spesa.”

La spesa. Questa attività così ordinaria ma per un Giovenzana e, devo dire, in modo particolare per Chiara e per mio marito, una missione: sfamare tutte e cento le persone che avremmo avuto a cena per la Vigilia.

“Cosa avete preso?”

“Marco ha comprato il necessario per fare il brodo e c’erano i tortellini di Piccinini in offerta, così ne abbiamo presi quattro chili.”

“Urca, sono un poco tantini…”

“Dici?”

“Mah, sai, in tutto siamo in otto, di cui tre bambini…”

“Va beh, nessun problema, il brodo che avanza si congela e i tortellini pure.”

Certo, il freezer. Prendiamo da mangiare per cento e ciò che avanza per i restanti novantadue commensali lo mettiamo in freezer. Non arriverò mai a capire perché non si possa prendere da mangiare per otto! Se esiste la reincarnazione, Carlo e Chiara devono aver patito la fame nella loro vita precedente.

“Comunque pure noi abbiamo fatto la spesa. Abbiamo preso più che altro frutta e verdura che tanto si mantiene bene in veranda. Da dopo Natale non ci si potrà più spostare, quindi abbiamo preso viveri fino al 6 Gennaio. Non dovremo nemmeno andare a Fanano.”

“Ottimo! Anche noi abbiamo preso viveri per due settimane.”

Oh no…

“Secondo me basta la nostra roba Chiara, i tuoi tortellini e la vasca di brodo che farà Marco.”

“No, no, si sa mai… lascio la spesa nelle borse in veranda che è come se fosse in frigo, così se avanza la riporto diritta a casa.”

L’anno scorso a Natale ha nevicato tutti i giorni, sono caduti metri di neve e siamo rimasti bloccati, il mio sogno di quando ero bambina: tanta neve e nessuna possibilità di tornare in città. Il 6 Gennaio, dover aver spalato parecchio e messo in moto le macchine, Chiara ha caricato le sue valigie e c’erano anche cinque borse piene di cibarie, l’espressione del suo affetto sicuro e traboccante. È stato uno dei Natali più belli (e grassi) della mia vita.