Delle cene di Networking

 

«Pronti!»

«Ciao Vale, Aspetta un attimo… ecco, ciao! Scusami, sono in macchina con il bluetooth.»

«Buondì! Dove stai andando?»

«Al Capannino, faccio un salto per andare a trovare la nonna. Un giorno e poco più.»

«E Marco viene con te?»

«No!»

È una voce maschile quella che proviene dall’altra parte dell’auricolare.

«Chiara ma sei in viva voce?»

«Sì, scusami, non ti ho avvisato, di solito lo dico, ma mi sono dimenticata…scusami.»

«Dillo che hai fatto apposta, per vedere se avrei detto qualcosa di brutto sul tuo moroso!»

«Esatto!! Era un tranello. Comunque, no, Marco non viene, lo sto accompagnando a casa. Ti avevo chiamato perché in settimana vorrei fare una cena di Networking con circa undici persone, tra cui Claudio, Massimo e Sara e poi vorrei proprio che te e Carlo conosceste una persona!»

Penso che oggi è lunedì. Se sta andando in montagna per un giorno e mezzo, non rimangono molti giorni per fare la cena, ma in fondo lei organizza spesso all’ultimo e spesso con ottimi risultati, quindi, mi sento proprio di dichiarare un bel:

«Benissimo! Dove la farai?»

«Allora, se riesco a tagliare l’erba e a rendere il mio giardino abitabile, faccio da me…»

Sento partire una sirena in testa. Allarme. Il suo giardino è incolto da settimane, anzi, diciamo pure da mesi. Lei sostiene che le sue piante siano molto resistenti e si autogestiscano durante i mesi estivi, la realtà dei fatti è che io, ogni tanto, presa da compassione, gli getto una secchiata d’acqua.

Procedo con la seconda, determinante domanda.

«Ma quando, di preciso, la vuoi fare questa cena?»

«Dipende da cosa mi rispondono gli invitati, ma pensavo giovedì o venerdì, anche perché sabato e domenica sono via, quindi…»

Perfetto. Adesso è impossibile. Nemmeno se lei e quel povero malcapitato del suo moroso si mettessero la fascia in testa alla Jackie Chan e lavorassero un giorno intero riuscirebbero ad ospitare dignitosamente undici persone, anzi quindici, con lei, Marco, io e mio marito. Come sempre, con la gentilezza e il garbo che la caratterizza, è riuscita a invitarmi gli ospiti in giardino. Ma sì, dai, che vuoi che sia, solo l’altra sera eravamo ventuno. Faccio un respiro e mi inchiodo da sola.

«Chiara, il tuo giardino è impresentabile. Lo sappiamo entrambe che così rimarrà per almeno altri due mesi, poi inizierà l’autunno, quindi l’inverno e se ne riparlerà direttamente a Marzo. Il nostro invece è ok, abbiamo tagliato erba e gelsomino proprio questo weekend, possiamo fare da noi, dai.»

«Hai ragione, forse è meglio venire da voi. Grazie!»

Eh sì, ho ragione!

«Solo dovremo chiedere a mia suocera o a tua madre di tenere i bimbi a dormire, non me la voglio immaginare la scena di Simone che usa le teste degli invitati come bersagli.»

«Non ti preoccupare, una delle due ci aiuterà! Grazie Vale, sento i ragazzi e poi ti dico il giorno preciso.»

«Prego, sono molto curiosa di conoscere questo…?»

«Clio!»

«Clio? Strano nome! Mi ricorda il pappagallo della Pixar! Va beh, ti saluto dai, saluta la nonna!»

«Sarà fatto! Ciao eh, Grazie!»

Non ho alcun problema ad ospitare persone che conosco a malapena o per niente nel giardino di casa, l’abbiamo già fatto diverse volte ed è una esperienza utilissima perché ti fa uscire dalle tue abitudini e pseudo-certezze. Questa però è, a tutti gli effetti, una cena di “lavoro” e io non ho più di cinque bicchieri uguali.

Va beh, useremo i suoi, come sempre.