Di scatti e distillati

 

Qui soffia il vento, è ancora estate e soffia tiepido.

Nella veranda del Capannino, in via Binella 175, c’è quasi troppo caldo.

So che se mi sporgessi di qualche centimetro riuscirei a vedere il biancospino e la panchina fatta di sasso e ceppi di legno. Tutte le foto migliori hanno per sfondo questi due elementi, non è nemmeno necessario cercarli, chiunque passi di qua, è lì che vuole fare la foto ricordo.

La panchina è a due posti. Adesso so che è vuota. Ieri c’eravamo io e Chiara.

«Andiamo sotto il biancospino, c’è più fresco, riesco a tenere meglio il computer e magari riusciamo anche a parlare senza distrazioni.

Un giorno che riesco ad averla tutta per me, Chiara, non voglio che niente e nessuno ci disturbi! Non è cosa facile starle dietro.

«Ahh… sempre bella questa panchina. Dove eravamo rimaste?»

«Dovevi scegliere tre delle parole che abbiamo scritto durante il brainstorming.»

«Giusto, dunque…»

«Non devono per forza essere cose che già hai nel tuo lavoro, possono essere anche speranze o sogni.»

«Certo, certo, ho capito. Allora…»

Sono pronta con la matita a cerchiare le tre parole che mi dirà. Questo è un momento importante, su quelle parole struttureremo tutto, rappresenteranno il succo del discorso, il distillato di tutta la futura comunicazione. So che non avrà dubbi. Ho pochi istanti per scorrere la ragnatela di termini che ho buttato giù mentre parlava e indovinare quelle che mi dirà, a conferma della forza del nostro legame, nonostante i nostri mondi siano molto diversi.

«La prima è sicuramente connessione, poi persone e impatto.»

Due su tre, sono soddisfatta! Le cerchio più volte. Il rumore della grafite crea un momento di riflessione condiviso. So che stiamo cercando “le fil rouge”. Non so se capiti anche a voi di non trovare la consequenzialità di certe motivazioni che ci spingono ad altrettante azioni. Solo eliminando il brusio di tutte le altre parole e possibili emozioni si riesce a ricavare l’estratto delle motivazioni che ci guidano. Di solito sono poche parole. Una dopo l’altra.

«Ok, Chiara, mi sembra che stiamo andando nella giusta direzione allora.»

«Sì, credo anch’io.»

Alzo la testa.

«Guarda che bello.»

«Cosa?»

Azzurro, verde e grigio. Rimaniamo entrambe col naso all’insù, ad assaporare il momento. Non ce ne sono molti di attimi così in un anno. Meglio scattare una foto.