Di bugie e vasetti in vetro

 

«Hai scritto alle quattro persone che avevamo scelto?»

«No.»

Il solito gesto con le mani. Lo utilizza per tutta una serie di occasioni: farsi perdonare qualcosa, chiedere qualcosa, confessare qualcosa e per tutte le altre le cui probabilità di successo sono scarse.

«Guarda che non smetto di chiedertelo, continuerò fino a che non sarai stufa di sentirmi, quindi tanto vale che tu lo faccia subito.»

«Ok, dopo mando i messaggi per whatsapp.»

«E io domani ti chiederò se hanno risposto.»

Il bello di lavorare con una persona che conosci bene è che non hai bisogno di starti a giustificare, spiegare, non servono tante parole e ci si parla francamente, tanto ormai sai riconoscere anche le sottili bugie. Anzi, non ci provi nemmeno a raccontarle le sottili bugie, come quella volta che le ho buttato via i barattoli di vetro che accumula in modo quasi patologico.

Si presenta in sala, con due dita infilate in microscopici contenitori di vetro.

«Avevate buttato via questi due barattolini? Erano lavati, sul davanzale, non volevo gettarli!»

È evidente che ha trovato i due corpi minerali nel fondo del pattume del vetro. La domanda è rivolta a tutti i presenti nella sala da pranzo in Via Binella 175, ma lei sa già che i colpevoli si contano sulle dita che ha infialate nei vasetti.

Io sono di spalle e faccio un gran sospiro, penso alla scaffalatura in cantina, alta fino al soffitto e piena di scatole contenenti vasetti di vetro di tutte le dimensioni. Penso che qualcuno debba pur dirglielo, così non ci provo nemmeno a mentire.

«Senti Chiara, li ho buttati io, ce ne sono una collezione giù, forse è meglio iniziare a sfrondare, no?»

«Noooo! Questi sono speciali! Li uso per il dado che faccio col Bimby…»

Ci fissiamo. la sua faccia è sulla soglia della sofferenza.

«E quelli che sono giù, anche quelli sono speciali?»

«Quelli sono per le vostre marmellate…»

«Ma noi ne useremo una ventina, trenta al massimo!»

«Gli altri sono per le vellutate.»

La guardo ancora, i suoi occhi in attesa di comprensione. Non c’è speranza. Mi arrendo.

«Ok, non butterò più via vasetti di vetro, ma sappi che ne abbiamo fin troppi!»

«Facciamo che dopo che avete fatto la marmellata porto a Modena quelli che avanzano, così creo spazio.»

«Ok, mi sembra una sbatta tremenda, ma se va bene a te…»

Torno in cucina insieme a lei. Finisco la bottiglia di Corona che ho iniziato e mi avvicino ai tre contenitori della raccolta differenziata.

«Cosa fai? La butti via?»

«Sì… perché?»

«Quella la tengo, serve a Paola, ci mette la passata di pomodoro.»