Di quando fai spazio.
Sono le otto e mezza di un lunedì mattina qualunque, io sto lavorando alla mia scrivania e Chiara solitamente è in piena colazione.
A lei piace lavorare la sera e, a volte, anche la notte; diciamo che la mattina non è il suo momento preferito.
Ma non stamattina.
Da lontano sento la voce di Claudia, sua madre. Guardo l’orologio del computer. Eh sì, sono proprio le otto e mezza. Strano. Oppure: è il giorno delle grandi pulizie. Chiara ha una grossa fortuna, una madre che l’aiuta a fare le pulizie. Non c’è che dire, ha tutta la mia invidia. Una volta ho provato a chiederle se avrebbe avuto tempo anche per casa nostra ma non mi ha ancora risposto.
Oggi, però, non è il giorno delle pulizie di casa, ma del solaio. Un solaio di tutto rispetto: una trentina di metri quadrati di spazio riempito di ogni cosa: montanti di letti di altre case, vecchie tele sbiadite, libri che hanno almeno 30 anni, pezzi di mobili e divani, borse, valigie, zaini di ogni forma e misura. Ci puoi trovare le scarpe di quando era ragazza, cianfrusaglie e materiale di scorta: borsine, stracci e scatole, tante scatole. Io credo che sia riuscita ad accumulare tanta roba perché ha vissuto in case diverse, ma ogni tanto mi chiedo se la sua non sia, invece, una cosa genetica, visto che non è l’unica Giovenzana a tenere tutto. Nella sua famiglia c’è chi colleziona porta uova, per dire.
Come mi sono accorta che fosse il giorno della pulizia del solaio è presto detto: ero sempre seduta alla mia scrivania, che, visto lo spazio risicato, è a un metro dalla nostra porta d’ingresso, quando ho sentito l’ascensore aprirsi e la voce di Claudia:
“Questo dove lo mettiamo?”
Sì, non c’era dubbio, si trattava del solaio.
Il problema di quanto Chiara fa “spazio” è che di solito riduce il nostro!
Dopo qualche ora, suona il campanello. Apro. Non c’è Chiara sulla porta di casa, ma sua madre. Accanto alla mia porta ci sono già: un sacco pieno di scatole, una decina di libri, un sacchetto di stracci, uno zaino degli anni ’90 verde e bianco con scritto CHIARA a caratteri cubitali e un portatorte.
“Buongiorno!”
Non rispondo, sto ancora guardando tutta quella roba e so che se non sarò abbastanza svelta a fare mente locale me la ritroverò presto sotto la scrivania!
“Buongiorno Claudia…”
“Chiara sta facendo spazio in solaio, ti servono delle scatole?”
Allora, la tecnica è, bene o male, sempre la stessa: Chiedere della cosa più facile (le scatole, con tre figli di cui due femmine, sono facilmente piazzabili) per continuare con quelle più difficili da “sbolognare”. Il fatto è che nell’enorme montagna di cose c’è sempre qualcosa di interessante, ciò nonostante, io cerco di ridurre gli oggetti che girano per casa perché non viviamo in una reggia …ma le scatole e i libri… mi piacciono da morire!
“Ha anche questi libri… e lo zaino andrebbe bene per Caterina”.
“mah, non mi sembra il gusto di Caterina, ma tra i libri vedo cosa ci può essere d’interessante”.
Nel frattempo, arriva anche Chiara: “Non gliel’hai venduta bene, mamma!! Ci sono anche dei sacchetti giganti, se possono interessarti. Lo zaino è un porta computer, comunque, non vuoi farlo vedere a Caterina?”
“Boh… c’è scritto Chiara grande sempre… forse Caterina non apprezza. Sono anche io un amante del riciclo, ma… bisognerebbe chiedere a mia suocera se ci cuce sopra un pezzo di stoffa…”
“Buona idea!”
“Dai, prendo dentro tutto e vedo cosa mi interessa, quello che non tengo però torna a casa tua!”
“Ottimo!”
Le si illumina il viso, ancora una volta ha fatto spazio riducendo il nostro. Il mio “grazie” suona come quello che dici al dentista dopo che ti ha cavato un dente.
Ah, deve ancora trovare qualcuno che voglia la grande moka Bialetti.